Che troppo avidamente altri calpesta
Ciò, che pria paventò. Dunque il governo
Tornava alla vil feccia, e all’ime turbe;
Mentre ognuno il primato, e il sommo impero 1695Per se chiedea. Quind’insegnaro in parte
A crear magistrati, e promulgare
Leggi, a cui sottoporsi a tutti piacque;
Poichè il genere uman di viver stanco
Pe ’l mezzo della forza, egro languiva 1700Fra guerra, e inimicizie; ond’egli stesso
Tanto più volentier soppose il collo
Delle rigide leggi al grave giogo,
Quanto più aspramente a vendicarsi
Correa ciascun, che dalle giuste, e sante 1705Leggi non si permette. Il viver quindi
Per mezzo della forza a tutti increbbe,
Ond’il timor delle promesse pene
Di nostra vita i dolci premj infetta:
Che la forza, e l’ingiuria intorno avvolge 1710Ciascuno, e a quel ritorna assai sovente,
Onde già si partio. Nè facil cosa
È, che placida vita, e senza guerra
Viva chi della pace i comun patti
Viola con l’opre sue; poichè quantunque 1715Egli i numi immortali, e l’uman germe
Possa ingannar, creder non dee per questo,
Ch’ognor star deggia il maleficio occulto.