Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/152

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124 di Tito Lucrezio Lib. III.

     I compagni, i ministri, e notte, e giorno
     Durare intollerabili fatiche
     Sol per salir delle ricchezze al sommo,
     100E potenza acquistar, scettri, e corone.
     Or queste piaghe dell’umana vita
     Dal timor della morte hanno in gran parte
     Cibo, e sostegno, che la fama rea,
     E il disprezzo, e lo scherno, e la pungente,
     105E sconcia povertà disgiunte affatto
     Par, che sian della dolce, e stabil vita,
     E che sol della morte avanti all’uscio
     Si vadan trattenendo; onde i mortali,
     Mentre da van terror sforzati, e spinti
     110Tentan lungi fuggirsi, al civil sangue
     Corrono, e stragi accumulando a stragi
     Raddoppian le ricchezze: empj, e crudeli
     De’ fratelli, e del padre i funerali
     Miran con lieto ciglio, e de’ congiunti
     115Di sangue odian le mense, e n’han sospetto,
     Per lo stesso timor nel modo stesso
     L’aver Questi possente avanti a gli occhi,
     Que’ da tutti stimato, e riverito,
     Gli macera d’invidia, e in essi imprime
     120Desio di gloria immoderato ardente:
     Par lor, che nelle tenebre, e nel fango
     Sian convolti i lor nomi. Altri perisce
     Di folle aura di fama, o d’insensate