Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/195

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di Tito Lucrezio Lib. III. 167

     Novo lume di vita, a noi per certo
     Nulla questo appartien; poi che interrotta
     1260Fu la nostra memoria una sol volta.
     Ed or nulla di noi che fummo innanzi,
     Nè cal, nè punto ne contrista ed ange
     Il pensare a color, che della nostra
     Materia in altra età nascer dovranno.
     1265Poichè se gli occhi della mente fissi
     Del tempo omai trascorse all’infinito
     Spazio, e contempli quanto varj, e quanti
     I moti sian della materia prima,
     Agevolmente crederai, che i semi
     1270Fossero in quello stess’ordine e sito,
     In cui son or molto sovente; e pure
     Non può di questo rammentarsi alcuno,
     Poichè interpose fur pause alla vita,
     E sparsi i moti errar lungi da’ sensi:
     1275Poichè quel, ch’è per essere infelice,
     D’uop’è, che vivo sia nel tempo, in cui
     Possa a mal soggiacere. Or se la morte
     Da questo lo difende, e proibisce,
     Che quelli, in cui ponno adunarsi i mali
     1280Stessi, che noi fan miseri, vivesse
     Ne’ secoli trascorsi, omai ne lice
     Senza dubbio affermar, che nella morte
     Non è, di che temere, e che non puote
     Chi non vive esser mai dolente, e misero;


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