Pagina:Lucrezio e Fedro I.djvu/227

Da Wikisource.

di Tito Lucrezio Lib. IV. 199

     Tanto è ver, che l’immagine traluce
     Di specchio in specchio; e se la destra riede
     450Sinistra, quindi ripercossa indietro
     Pur di novo si volge, e torna destra.
     Anzi qualunque lato abbian gli specchi
     Curvo a foggia di fianco, a noi riflette
     De’ corpi destri i simolacri a destra;
     455O perch’ivi l’immagine trapassa
     Di specchio in specchio, e quindi a noi sen vola
     Due volte ripercossa; o perchè mentre
     Corre verso i nostr’occhi, erra aggirata,
     Spinta a ciò far dalla figura esterna
     460Dallo specchio medesimo, che essendo
     Curva, fa, che ver noi tosto si volga.
Pare oltre a ciò, ch’entri l’effigie, ed esca
     Con noi, che il piede fermi, e i gesti imiti,
     Poichè da quella parte, onde ne piace
     465Partirne, e dallo specchio allontanarsi,
     Tornar non ponno i simolacri all’occhio
     Nostro; poichè incidenti, e ripercossi
     Sempre fan con lo specchio angoli eguali.
Odian poi le pupille i luminosi
     470Oggetti, e schivan l’affissarsi in loro;
     Anzi se troppo il guardi, il sol t’accieca,
     Perchè troppo possente è l’energia
     De’ suoi lucidi raggi, e son vibrati
     D’alto per l’aer puro i simolacri


                                   N   4