Che nulla mai si può crear dal nulla,
Mentre di seme ha di mestieri il Tutto
Per uscire a goder l’aure vitali.
Al fin, perchè veggiamo i culti luoghi 290Degl’inculti più fertili, e per l’opra
Di rozze mani industriose i loro
Frutti produr molto più vaghi all’occhio,
Più soavi al palato, e di più sano
Nudrimento allo stomaco, n’è pure 295Chiaro, che d’ogni cosa in grembo i semi
Stanno alla Terra, e che da noi promossi
Sono a nuovo natal, mentre rompendo
Co ’l curvo aratro, e con la vanga il suolo,
Volgiam sossopra le feconde zolle, 300Domandole or co ’l rastro, or con la marra.
Che se questo non fosse, ogni fatica
Sarebbe indarno sparsa, e per se stesso
Produrrebbe il terren cose migliori.
Sappi oltr’a ciò, che si risolve il Tutto 305Ne’ suoi principj, e che non può Natura
Alcuna cosa annichilar giammai.
Che se affatto mortali, e di caduchi
Semi fosser conteste, all’improvviso
Tutte a gli occhi involarsene, e perire 310Dovrian le cose, onde mestier di forza
Non fora in partorir discordia e lite
Tra le lor parti, e l’union disciorne.