Sappi poi che de’ Corpi altri son primi,
Altri si fan per l’union di questi;
Ma quei, che primi son, da forza alcuna 640Dissipar non si ponno: ogni grand’urto
Frena la lor sodezza, ancorchè paja
Duro a creder, che nulla al Mondo possa
Trovarsi mai d’impenetrabil corpo.
Passa il Fulmin celeste, allor che Giove 645Ver noi l’avventa, entro le chiuse mura,
Come i gridi e le voci. Il ferro stesso
S’arroventa nel foco: entro il crudele
Bollor fervido al fin spezzansi i sassi:
Un soverchio calor l’oro dissolve: 650Del bronzo il ghiaccio una gran fiamma strugge:
Penetra per l’argento il caldo, e ’l freddo,
Poichè avvinchiando con la mano il nappo,
E versandovi dentro il dolce vino,
L’un, e l’altro da noi tosto si sente: 655Sì par, che tra le cose ancor che sode,
Nulla sia mai d’impenetrabil corpo.
Ma, perchè la ragion della natura
Non pertanto ne sforza, or tu m’ascolta;
Mentre che in pochi versi esser ti mostro 660Materia impenetrabil’, ed eterna.
Pria: se varia del corpo è la natura
Dall’essenza del luogo, e fassi ’l tutto,
Com’i nostri argomenti han già convinto,