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Pagina:Luigi Barzini. Sotto la tenda.djvu/125

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Siamo sboccati in una vasta radura chiusa fra monti; l0 Tselfat, nudo da quel lato e tetro, dirupato, imponente, sovrastava con la sua vetta a scaglioni, maestoso come un fantastico e immenso castello. Un piccolo villaggio si ritraeva dalla radura addossandosi ad una balza, e sotto alla pioggia dirotta le misere capanne nere pareva si stringessero impaurite. Era il primo villaggio degli Shrardà. Vi abbiamo messo 1l campo. Gli abitanti ci hanno accolto amichevolmente, offrendoci del latte e delle uova. Poi sono venuti armati a fare la guardia all’accampamento.

Tutta la notte, nell’imperversare della bufera, abbiamo udito le preghiere delle sontinelle accoccolate intorno alle nostre tende, e il loro monotono grido di all’erta: Ya asses! rimandato dall’una all’altra ad ogni minuto. Ad un certo momento degli urli, dei colpi di fucile, un correre disordinato di gente. Sono balzato fuori; pioveva sempre, e nell’oscurità profonda sentivo il gridìo vagante delle sentinelle disperse. Un’ombra s’è appressata: era Mustafà. — Che succede? — gli ho chiesto.

— Dicono che dei predoni tentavano di rubare i nostri muli. Ma è per la mancia.

L’ottimo capo-carovaniere ha fatto una risatina.