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Pagina:Luigi Barzini. Sotto la tenda.djvu/43

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Bosco della Mano. La marea, che risale le correnti, dà un orario a certi guadi; il mare impone la sua volontà ai cammelli come alle navi. Insensibilmente si scende; l’Oceano non si vede più, scompare come un miraggio avvicinandosi a lui.

Si arriva a pianure più vaste, a valli più ampie, si bordeggiano paludi dalle quali si levano voli d’anitre e di aironi bianchi. È quasi con sorpresa che ad un certo punto si rivede il mare, vicino ora, e girata una duna ci si trova sulla spiaggia, investiti dalla brezza fresca e salata.

Per qualche ora la riva dell’Atlantico è stata la nostra strada; profittando della bassa marea, dovevamo camminare rasente l’acqua per evitare le dune impraticabili. Gli ampi ed alti marosi oceanici s’infrangevano con un rombare ed uno scrosciare di cateratte lungo la riva, e il profilo della costa s’annebbiava nel pulviscolo iridescente sollevato a nembi dal tumulto di spuma. Da quel furibondo assalto del mare alla terra, eternamente rinnovato e respinto, delle piccole onde domate, basse e lente, venivano gorgogliando ad agitare la loro bordura bianca fino fra le zampe dei cavalli, e ritirandosi esse cancellavano con rabbia gelosa le nostre orme sulla sabbia.

Così siamo giunti ad Azila.