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Pagina:Luigi Barzini. Sotto la tenda.djvu/76

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Egli si è fatto portare dal suo segretario un librone manoscritto contenente gli annali di Laraishe, e gli ha ordinato di ricercarvi e di leggergli un certo paragrafo. Il segretario ha letto, egli ha ascoltato con devozione, gli occhi socchiusi, poi mi ha spiegato: Questa cupola fu eretta da un mio predecessore che si chiamava....

E giù nomi e date. Del cannone non se n’è parlato più.

Un perfetto tipo di moro, quel governatore, bello e solenne come un patriarca! Moro, intendiamoci, non negro. In Europa le due parole sono sinonimi; è un nostro errore tradizionale per il quale abbiamo annerito la faccia di quel povero Otello ed attribuito a Desdemona dei gusti da carbonaia. Il vero Moro, il puro discendente dei conquistatori della Spagna, è bianco d’un aristocratico pallore, ed i suoi lineamenti, d’una severa regolarità statuaria, rispondono talmente alla nostra idea della bellezza, hanno così poco di esotico, che si potrebbe trovare in essi la prova d’una lontana origine ariana. Forse anche il Moro è il risultato d’una fusione di arabo e di vandalo avvenuta all’incontro delle due razze conquistatrici sotto il cielo d’Andalusia.... Ma non turbiamo con delle ipotesi temerarie la maestà d’un problema etnografico, così inutile ad essere risoluto.

Dicevo dunque che il governatore era un bel moro, dall’aria grandiosa. Egli non mi ha ricevuto; mi ha dato udienza. Ricevere è una cortesia, dare udienza è una cerimonia. Egli era seduto sopra un magnifico tappeto di Rabat i cui vivaci colori divampavano in un punto colpiti da un raggio di sole dardeggiato da un’ogiva e si appoggiava a cuscini di cuoio con la molle e nobile grazia che hanno tutti gli arabi, anche quando sono straccioni. Alle sue spalle una stoja rabescata rivestiva la parete bianca. Il resto della camera era perfettamente nudo. Tutt’intorno a lui il tappeto era costellato di fiori d’arancio sfogliati che riempivano l’aria d’un profumo sottile e inebbriante. Io gli stavo di fronte, fuori del tappeto, come un colpevole davanti al giudice, seduto sopra una vecchia sedia cristiana che aveva una gamba