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370 guerra d'assedio intorno a gorizia


Verso la linea estrema della nostra occupazione, per gl’incamminamenti coperti, si ode spesso un lieto abbaiamento di cani, come se una caccia si svolgesse nel dedalo delle trincee, e per i sentieri scavati nella terra vanno e vengono strani equipaggi che ricordano certe carrettelle dei contadini fiamminghi. Sono piccoli veicoli che dei cani robusti, volonterosi, di quei cani da gregge e da pagliaio, bastardi, grossi e vellosi, trascinano ansimando, la lingua penzoloni, con una vivacità consapevole nello sguardo dolce, come se comprendessero l’importanza e l’urgenza del loro lavoro. Un conducente accompagna due o tre cani alla volta, li incoraggia, li chiama per nome, li aiuta nei passi difficili. Giunte alla trincea le brave bestie si accucciano fra le stanghe dei loro carrettini, col petto affannato e arruffato sotto al finimento di cuoio, e guardano il soldato che le guida, attente, il muso di traverso, le orecchie sollevate, la coda agitata, aspettando la carezza. In qualche settimana gl’intelligenti animali hanno imparato, conoscono la strada; il frastuono del combattimento non li spaventa più e vanno al fuoco come veterani.


Mentre osservavamo il Podgora, gli austriaci ci bombardavano Capriva, un villaggio fra Gorizia e Cormòns. Da alcune settimane devastano ora l’uno ora l’altro dei paesi sul pia-