Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/397

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un atto di sublime sacrificio 369


Mossa degli uomini che tornano dal Calvario o che ci vanno sereni e contenti, non trovando niente di specialmente terribile in quella posizione, sulla quale si sono scatenati assalti senza numero. Dei gruppi di volontari triestini vi hanno compiuto prodigi di valore insieme alla truppa della più vecchia Italia. Tutta la costa dell’altura era difesa da una successione di trincee blindate, protette da reticolati e da mine, e sono state prese ad una ad una, a colpi di zappa, a colpi di esplosivi, a colpi di baionetta. Ogni possibilità offensiva del nemico è stroncata; la testa di ponte è ancora un ostacolo ma non è più un pericolo; non sporge più verso di noi la minaccia di una base di concentrazione, non ha più sfogo.

Sul fiume, Podgora, come il Sabotino, scende con un declivio precipitoso e breve, e su quel pendìo ripido gli austriaci sono ridotti, ad onta dell’appoggio delle batterie d’ogni calibro nascoste sul Monte Santo, sul monte di San Gabriele, sulle colline di San Marco, al di là di Gorizia. Vi si tengono arrampicati in trincee massicce, sotto blindature di acciaio, in mezzo a un dedalo di cunicoli, di gallerie, di tane. Sopra la volta sgombra, battuta dai cannoni delle due parti, passano di qua e di là bombe lanciate da apparecchi speciali, e la notte essa è vividamente illuminata da un vigilante incrocio di proiettori, percossa da granate.