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72 aspetti della lotta sull'isonzo


biamo fatto dei prigionieri». — «Tutto va bene, evviva!»

Le località indicate sono in una bruma pallida, ma non sembrano più impassibili al nostro sguardo dopo quello che sappiamo di loro; esse assumono una espressione indicibile; ci pare di conoscerle profondamente; le sentiamo amiche o nemiche, sottomesse o pugnaci, a seconda che accolgono o trattengono la nostra avanzata.

Tutto si anima, tutto vive, tutto palpita, vi è una torva ostinazione sul profilo di Podgora, e il Sabotino alto e fosco vigila come una spia. Dietro alle sue spalle si sporge il Monte Santo, che solleva ipocritamente sul vertice il puro biancore di un santuario e nasconde artiglierie austriache in tutte le pieghe delle sue pendici. Il Sabotino indica, il Monte Santo spara. E più in basso spara il colle Santa Caterina, che non si lascia scorgere, in agguato, irto di cannoni anche lui.

No, non si vedono più gli uomini nella guerra d’oggi, sono divenuti troppo piccoli nella vastità, nella imponenza, nella possanza della loro azione; ma entro la solitudine apparente della battaglia i luoghi stessi, con le varie fisionomie del paesaggio, sembrano divenuti i veri protagonisti della lotta, combattenti favolosi pieni di corruccio, di sdegno, di forza; e da montagna a montagna, fra le vette ferite, s’accanisce un duello titanico a colpi di fulmine.