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tra lo stelvio e il tonale 99


il terzo gruppo comparve dalla parte del burrone, fra delle scogliere vicinissime al caseggiato, quasi alla porta dell’albergo.

Molte, troppe cose gli austriaci sapevano. Conoscevano le posizioni della difesa, sapevano che quel giorno la massima parte della minuscola guarnigione era stata temporaneamente diminuita, conoscevano un passaggio, ignoto anche agli abitanti, per attraversare il burrone, e sapevano infine in quale ambiente i nostri, per aver più caldo, si riunivano alla notte. Infatti il terzo gruppo nemico piombò subito sopra una piccola cappelletta, una rustica chiesuola, vicinissima all’albergo, mentre tutt’intorno era un inferno di fucilate.

Gli alpini erano pochissimi. Contro l’attacco principale, due soli facevano fuoco. Per raggiungere la porta della chiesa gli austriaci dovevano inoltrare fra i due edifici e lo stretto passaggio era spazzato dalle pallottole dei nostri. Coricati a terra, i due difensori sparavano di sbieco per lo spiraglio d’un uscio appena dischiuso. Le canne dei loro fucili scottavano. Quando non potevano più toccare il caricatoio, stendevano la mano nel buio, dietro a loro, e afferravano un fucile fresco che un compagno porgeva.

Non una voce; nemmeno nel momento dell’allarme gli alpini hanno parlato. Al buio, senza fuoco, nelle tenebre fredde, non scorgendosi nemmeno l’uno con l’altro, essi si sono trovati