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114 dai ghiacciai dell'adamello


baita. Ecco l’alba, ed ecco la pattuglia austriaca che sbuca, guardinga, e rassicurata penetra tranquillamente nella capanna. Rimane all’esterno il capo, un grosso sergente tirolese, che si mette a passeggiare. Passeggiando non si accorge che qualcuno lo segue, ritmando l’andatura perchè il rumore dei due passi si confonda. È il tenente dei bersaglieri.

Era rischioso quel modo di sorprendere il nemico, ma era elegante. Era italiano. Noi facciamo anche la guerra da artisti. Sarebbe stato facile piombare sulla baita ad armi spianate, ma il tenente voleva vedere la faccia sbalordita e comica del grosso tirolese. Una soddisfazione che poteva costargli la vita, ma che importava?

Dunque l’ufficiale segue il sergente austriaco. Allunga il passo, lo raggiunge e lo tocca leggermente sulla spalla. Il tirolese si volta di scatto e fa un balzo indietro. Stupefatto, allibito, rimane immobile, pietrificato in un gesto di sperdimento, con gli occhi sbarrati, la bocca aperta. Il tenente sorride.

— Ma — balbetta l’austriaco con voce strozzata — ma.... voi siete un ufficiale italiano!

— Perfettamente! — fu la risposta — e questi sono soldati italiani.

Dai cespugli tutto intorno emergevano teste di bersaglieri e baionette. Un minuto dopo la pattuglia austriaca marciava via prigioniera.