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172 fra i torrioni delle dolomiti


sporgenze della roccia, sopra a loro. Un posto austriaco annidato sulla vetta della Prima Tofana li cercava a colpi di esplosivo. I tre aggruppamenti nemici si sovrastavano a trecento metri l’uno dall’altro.

Qualche volta di notte, da punte altissime scende la luce viva di un razzo illuminante, la cui fiamma bianca rimane sospesa come una meteora. Dei proiettori si accendono e rischiarano a una a una le asperità delle rocce. Anche sul Col di Lana improvvisamente si vedono spesso apparire nel colmo della notte vividi chiarori, come sulla vetta d’un vulcano.

La vita sulle Tofane, faticosa, terribile, ha però dei lati che seducono lo spirito avventuroso dei nostri soldati. È una guerra selvaggia nella quale si esaltano le virtù individuali. Ognuno può avere il suo metodo, la sua tattica, il suo piano. Si vive entro spaccature delle rocce, senza ricoveri, senza tende. Delle pattuglie si sperdono, talvolta, in quei labirinto di orrori e tornano sfinite dopo due o tre giorni di ascensioni e di discese nella immensità misteriosa di dirupi irriconoscibili.

Fu in questa guerriglia delle Tofane, che rimase ucciso il generale Cantore, mentre si sporgeva a guardare un appostamento nemico.

Un silenzio assoluto stagnava nella gola di Falzarego. Ci pareva di dominare il paesaggio grandioso e strano di un pianeta morto. Ma di tanto in tanto si udiva un lontano colpo di