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la lotta dei colossi 225


La devastazione dei nostri tiri è indescrivibile. Sarebbe incredibile anche, se non fosse registrata dalla fotografia. Le fasi della distruzione sono documentate dalla fedeltà impassibile del teleobbiettivo. Il cannone operava una lenta e profonda trasformazione del paesaggio. Cominciò a battere le opere basse, poi troncò le comunicazioni protette, poi battè le opere alte, infine disgregò, demolì, sgretolò, seppellì tutto quello che c’era rimasto. Questa volta gli austriaci non hanno fatto in tempo a ritirare le loro artiglierie. Il forte è diventato una immane tomba di cannoni.

Alcuni colpi troppo lunghi, andati al di là dello sperone e caduti nella valle, hanno aperto dei crateri che le piogge hanno riempito, e ai piedi dell’altura la fotografia vi mostra una fantastica costellazione di chiari laghetti rotondi. Le granate facevano un arco al di sopra di vette, un arco alto quasi due chilometri. Varcavano cinque o sei montagne, viaggiavano per un minuto e dieci secondi su creste e burroni, attraversavano la vallata del Fella e piombavano con una precisione meravigliosa sulla parte del forte che si voleva colpire.

Hensel, eretto per chiuderci ogni passaggio da ovest e da sud, messo a guardia di uno sbocco di valli, è stato cancellato dalla faccia del mondo. Abbiamo visto ieri i cannoni che lo hanno annientato.

Lontano dal fronte, lontano dai combatti-