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310 la conquista della conca di plezzo


due sentinelle, due monti, lo Javorcek alla sua sinistra, il Rombon alla sua destra, le cui alte vette fortificate costituiscono due poderose posizioni di appoggio, alle quali il nemico si aggrampa disperatamente.


Al di là della conca di Plezzo conquistata, noi fronteggiamo dunque tre montagne. Il nostro attacco sale verso le cime di quelle laterali e batte alle falde dell’altura centrale, che è un po’ più indietro delle altre. Leggendo i loro nomi sui bollettini, si abbia la visione di questa triade imponente, del Rombon alla nostra sinistra, dello Svinjak nel mezzo, dello Javorcek alla nostra destra, e il senso della lotta apparirà nella piena evidenza.

Sopra un fronte di una diecina di chilometri abbiamo qui guerra d’alta montagna e guerra di pianura, difficoltà di rocce e difficoltà di acque, strade nuove tagliate nelle più aspre balze, ponti nuovi lanciati sui fiumi veloci, truppe che scalano, truppe che guadano. Al di là della piana di Plezzo, nella gran luce del limpido meriggio, lo Svinjak ci mostrava la sua gran mole truce. Sembra creato per una difesa a oltranza.

Attraversato il letto pietroso e largo del Koritnica, che gira ai piedi del monte, le truppe assalitrici si trovano avanti ad un lungo declivio dolce ed erboso. È il primo spalto, bisogna salirlo allo scoperto, non v’è un albero,