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ticabilmente, si moltiplicano, pare clhe per le luccicanti rotaie si propaghi fino a loro la febbre di attività combattiva delle truppe.

Non giudichiamo il servizio attuale delle ferrovie dal ritardo dei treni viaggiatori. È già un miracolo che vi possano essere tanti treni viaggiatori. Nei primi quattro mesi di guerra s’impiegavano tre giorni per andare da Modane a Parigi. Noi riusciamo a mobilizzare le truppe lasciando al commercio il suo movimento. I ferrovieri italiani sanno stare al loro posto di combattimento.

Il traffico di certe linee è centuplicato. Delle reti ferroviarie giudicate deficienti ai bisogni normali, sono portate ad un rendimento tremendo, favoloso. Non un convoglio militare indugia sulle vie ingombre, e sono centinaia e centinaia di convogli lunghissimi che s’inseguono. I viaggiatori ritardano, ma essi debbono essere i primi a non lagnarsi, perchè al di là delle tendine calate, nei loro vagoni chiusi, essi odono il rombo perpetuo dei treni colmi di truppe, adorni di verdure, dai quali si spandono sulla campagna cori formidabili e guerrieri. E quelli arrivano in orario.

Dove hanno imparato i nostri soldati i loro canti di guerra? Come risorgono queste antiche canzoni militari che accompagnarono le battaglie della nostra Resurrezione? Chi ha inventato i nuovi inni della nuova guerra? Questa musica rude e ingenua pare che sgorghi