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332 nell'alta valle dell'isonzo


si combatte, vi si cannoneggia, le fanterie mantengono il contatto, le nostre trincee a poco a poco avanzano, portano i loro scavi sempre più vicino alle posizioni nemiche, le incalzano con la lentezza del piccone. Si prepara l’attacco. È il 16 agosto che l’offensiva nostra violentemente si slancia in avanti. Comincia allora un periodo di furore.


La collina di Santa Lucia è oblunga, regolare, boscosa; ma a tratti il bosco cessa al bordo rettilineo di grandi prati in declivio, ombreggiati qua e là da qualche ciuffo d’alberi, rigati da un folto distendersi di siepi; anche la vetta è erbosa e scoperta. Adesso i prati sono qua e là sterrati dai colpi di cannone, scorticati, del colore dei campi arati, e la vetta, bucata dai crateri scavati dalle granate, uno vicino all’altro, ha quell’aspetto strano dei paesaggi lunari, pieni di cavità rotonde e di bordi circolari. La nostra artiglieria rovesciò su Santa Lucia e su Santa Maria un diluvio di proiettili per preparare l’attacco.

Coperte da quel fuoco, le nostre fanterie spezzarono i reticolati e si slanciarono alla baionetta. Una linea di trinceramenti austriaci fu conquistata. Poi un’altra. L’assalto saliva il declivio da ponente. L’urlo dei combattenti si udiva, alto, tremendo, dalle posizioni di artiglierie sulle alture vicine. Nelle trincee prese, delle compagnie intere di austriaci si arrendevano.