Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/61

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verso l'isonzo 33

La nostra prima avanzata, che qui giunse d'un balzo a pochi chilometri dall'Isonzo, non fece in tempo a salvare i ponti. La loro distruzione era forse inevitabile.

Il ponte della strada carrozzabile, lungo più di cinquecento metri, tutto di legno, ma largo e solido, ha bruciato completamente. Vedevamo da Palmanova e da Cormòns, il giorno 24, le colonne turbinose di fumo di questo incendio lontano, e pareva che una città ardesse. Si credette anzi, al primo momento, che gli austriaci avessero appiccato il fuoco a dei paesi, per vendetta.

Dei piloni, formati da fasci di travi, non rimangono che alcuni mozziconi carbonizzati, emergenti ad intervalli regolari dall'acqua azzurrognola e dalla ghiaia bianca, sull’immensa spianata del vasto letto. Tutto il resto è scomparso. Le piene ne hanno cancellato ogni vestigio.

Il ponte della ferrovia, poco discosto, è stato minato, e l'armatura d’acciaio, ricaduta sulle macerie dei piloni crollati, disegna sullo sfondo luminoso del fiume come una trina nera, a larghe centine, spezzata nel mezzo, lacerata e scomposta. Queste rovine danno la prima sensazione profonda di un paesaggio di guerra.

Gli austriaci avevano cominciato a preparare delle forti difese sulla riva destra. Non

Barzini, Al fronte. 3