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davanti a gorizia 57


loro perseveranza nel mantenere attivi alcuni stabilimenti di Monfalcone dice come si credessero sicuri della difesa dell’Isonzo e dà la misura del nostro successo. La guarnigione fu sorpresa dalle avanguardie italiane, e si salvò a stento inerpicandosi affannosamente oltre la Rocca, inseguita dai nostri che non volevano lasciar presa.

La città antica, al di là dell’arsenale, così italiana, così veneta con i suoi portici bassi, le sue procuratie dagli archi larghi come quelli di cripte, è vuota, silenziosa, oscura, e qua e là le vecchie case abbandonate, nelle risuonanti viuzze pittoresche, sono sfregiate dalle esplosioni che sforacchiano qualche tetto e ne soffiano via le tegole.


Per tutta la notte il cannone ha rombato. La più grande violenza delle artiglierie era verso Gorizia. Il cielo palpitava di lampi a settentrione.

All’alba, delle immense colonne di fumo si scorgono in fondo alla pianura. È il paese di Lucinico che brucia.

Entriamo ora in un’altra zona delle operazioni. Ci avviciniamo alla strada di Gorizia, cioè al centro della battaglia dell’Isonzo, dove più ferve intensa e vasta la lotta, dove gli austriaci hanno posto le più forti difese, le più possenti e numerose artiglierie, le più solide truppe.

Le posizioni nel loro insieme sono rapidamen-