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l’esercito argentino 95


le vie di Santiago. Le condizioni nelle quali si svolgerebbe una tale campagna, che sarebbe stata lunghissima e fortunosa, potrebbero togliere valore alla affermata superiorità dell’organizzazione militare cilena e neutralizzare i difetti della difesa argentina.

Ciò non toglie però che questi difetti esistano, e che a noi europei specialmente si rivelino con maggiore crudezza per il paragone che istintivamente facciamo fra questo esercito ed i nostri.

Il sentimento militare nelle nostre nazioni ha preceduto tutti gli altri, persino quello della nazionalità, perchè è nato prima che nascessero le nazioni. Noi siamo stati popoli essenzialmente guerrieri; ci siamo tagliati le nostre patrie a colpi di spada; la guerra è stata la più nobile delle nostre occupazioni — a torto o a ragione, non discuto —; per secoli abbiamo considerato la guerra come l’unica fonte di ogni onore; la nobiltà non poteva nascere che fra lo strepito delle battaglie, e per le battaglie è vissuta fino ad oggi. Portare la spada è stato un privilegio ambìto, e i segni di onorificenza che anche oggi rendono tanto fieri i nostri imbelli soprabiti borghesi non hanno origine che nella guerra. L’esercizio delle armi è stato da noi sempre riconosciuto come fra i più eletti, e l’esercito è divenuto poi oggetto di ogni onore e di ogni amore quando il popolo tutto è stato chiamato a combattere nelle sue file le più sante battaglie; l’esercito è divenuto tutta una cosa, tutta una carne col popolo.

Nell’America no; il sentimento militare è l’ultimo arrivato fra i sentimenti del popolo. Si è formata una società di politicanti, commercianti, industriali, agricoltori, la quale quando ebbe bisogno di un esercito se ne assoldò uno, come si assolda un guardiano, componendolo di tutti coloro che non avevano o non potevano far di meglio. L’on. Belin Sarmiento, deputato federale, nipote del grande statista argentino Sarmiento, in una pubblicazione fatta nel 1892, ci dipingeva i