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il lavoro italiano nell'argentina 145

È che noi italiani siamo le api operaie di quel grande alveare; è che l'Argentina esiste e vive in virtù del lavoro italiano. Senza di noi non avrebbe produzione, non avrebbe nè agricoltura, nè industria, non avrebbe teatri, palazzi, porti, ferrovie. È il lavoro dei nostri connazionali che ha veramente creato l'Argentina d'oggi, la quale senza di esso non avrebbe nessuna potenza economica, come un Guatemala od una Bolivia qualunque.



Giungendo a Buenos Aires i grandi piroscafi transatlantici s'inoltrano lentamente in un canale lungo ventun chilometri, scavato nel fondo del torbido Rio della Plata e segnato sulle acque agitate con centinaia di boe e segnali luminosi. Chi ha tracciato questo solco colossale nel letto del fiume? Degli operai genovesi. S'incontrano rimorchiatori che trascinano affannosamente le navi all'entrata del porto. Le loro piccole ciurme sono italiane. Ogni tanto i piroscafi passano rasente a dalle enormi draghe. Chi sono quegli operai che le manovrano lavorando sotto al sole cocente, in mezzo al frastuono degli immani macchinarî? Sono italiani: ecco, riconoscono la bandiera della patria a poppa della nave che passa, si sollevano dal lavoro, guardano pensosamente, e salutano. Si appressa un vaporino, una scala è gettata e compare il pilota sul ponte. È italiano.

Si arriva al porto — la cui grandezza stona, in questi tempi di crisi, con la pace che vi regna, ora che le settantasette gru idrauliche sugli enormi scali sono in troppa parte inoperose. Chi ha fondato, costruito, eretto, armato, montato tutto questo? Operai

L’Argentina e gli italiani 10