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peoni e medieri 187


accettati fino a che ve n'è bisogno; vengono contati e distribuiti al lavoro sotto la sorveglianza di capataz. Ricevono un nutrimento che varia — a seconda dei luoghi — ma che è invariabilmente cattivo; bevono acqua calda e quasi sempre melmosa, raramente mescolata con un po' di caña — acquavite ricavata dalla distillazione della canna di zucchero. Il loro lavoro è aspro, terribile, sotto al sole torrido. Hanno un salario che può andare dal mezzo peso al giorno fino ai due pesos. Quando il raccolto è cattivo, il salario diminuisce. Quest'anno un numero grandissimo di peoni lavora nelle estancias per il solo cibo, ossia per il permesso di vivere.

I peoni più fortunati sono quelli che trovano un lavoro fisso; essi ricevono quindici, venti pesos al mese, ed hanno il vitto.

Purtroppo non è rarissimo il caso di peoni ai quali viene rifiutata la mercede pattuita. Finito il lavoro vengono qualche volta scacciati. Si sa bene che le loro proteste non sono ascoltate.

Vivono come le bestie, dormono in molti dentro un tugurio, che nella città è una camera di conventillo e in campagna una capanna od anche una semplice tettoia. Se ammalano cadono nelle mani di una curandera (poter chiamare il medico nelle campagne argentine è un lusso), la quale lega loro dei nastri rossi al polso per guarirli dalla febbre palustre, cava loro qualche libbra di sangue se accusano un grande male alla testa, fanno loro ingoiare le cose più strane e repugnanti per guarirli da un po' di tutto. E muoiono così, sul loro giaciglio.

Il peone che ha una famiglia, non sempre ne è unito. È il primo consiglio che gli emigranti poveri ricevono dalle «Guide» distribuite in Italia, e dagli impiegati dell'Hôtel de Inmigrantes: separatevi dalla vostra famiglia; le donne trovano facilmente ad occuparsi in Buenos Aires! Ed essi e le loro donne si se-