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NELLE CAMPAGNE ARGENTINE:

I “COLONI„.1

Nell’Argentina vi sono circa ottocentomila chilometri quadrati di terra coltivabile, dei quali appena quarantacinquemila sono lavorati. Questa è una grande seduzione per le masse che emigrano. La conquista sembra semplice; quella terra non aspetta che il lavoro per profondere i suoi tesori immensi, ecco le braccia, noi ne abbiamo.

Ma l’emigrante, il quale giunge laggiù attratto dal miraggio d’una prosperità che appare certa, il quale sogna di divenire proprietario — per il diritto che dà il lavoro — di una terra che ora è abbandonata, selvaggia e infruttifera, si accorge ben presto che la realtà è ben diversa dai bei sogni che hanno confortato il suo distacco dalla Patria.

Ecco ciò che egli trova:

Della grande superficie di terra disponibile soltanto una parte ben piccola è accessibile, ossia solo quelle terre i cui prodotti possono essere trasportati, o potranno essere trasportati in un futuro non eccessivamente remoto. A dieci leghe da una ferrovia o da un

  1. Dal Corriere della Sera del 24 agosto 1902.