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18 l’argentina e gli italiani


alla Posta io debbo fare il «salto del cavallo»; per andare alla Banca marcio come la «torre», sempre dritto; e vado al club seguendo le regole dell’«alfiere». Roba da diventar matto, anzi... scacco matto!

Calle Florida dunque è la via dello chic; lì sono i negozî più ricchi, i bars e i caffè più in voga, lì gli eleganti portano a spasso le loro cravatte e le eleganti le loro ultime toilettes parigine. Calle Florida è tributaria in tutto a Parigi; sì, dall’epoca della penultima Esposizione mondiale. Da allora Parigi — unica fra le città europee — gode della stima presso gli argentini. Il «hijo del pais» — il figlio del paese — quando vuol visitare il nostro vecchio ed arretrato continente non ha altra mèta che Montmartre; esplora il «Moulin Rouge», lascia i suoi pesos nei dintorni della place Blanche, e ritorna in patria completamente soddisfatto. A Parigi vivono sempre degli argentini, il cui numero varia anche a seconda della situazione politica; in certe circostanze, per esempio, quando c’è la minaccia d’una guerra col Cile, il viaggiare esercita qui un’attrattiva irresistibile.

Parigi è l’unico termine di paragone con Buenos Aires; giorni sono, al «Grand Prix» di trentamila pesos all’Ippodromo, un diplomatico — che potrebbe anche essere italiano — diceva ad una signora argentina moglie del direttore d’uno dei migliori giornali bonearensi, accennando all’elegante concorso: È un bellissimo spettacolo che forse nemmeno da noi è dato di vedere spesso! La dama si volse sdegnosamente rispondendo: «Sappiate, signore, che soltanto a Buenos Aires e a Parigi si può ammirare una simile cosa!» Poche signore bonearensi avrebbero dato altra risposta. Parigi è nella loro niente il compendio di tutto il bello e di tutto il buono che possegga l’Europa.

Esse non hanno altra ambizione che di rassomigliare a delle parigine. Tutte, senza eccezione, cominciano col trasformare la loro bruna carnagione con