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il governo in azione 69


comune. Naturalmente non si può sempre punire un funzionario che abbia troppa.... viveza, perchè sarebbe come trasformarlo in un avversario politico. E poi è difficile punire uno per colpe che sono troppo comuni, peccati divenuti veniali, condannare in lui sè stessi, e i proprî sistemi, i proprî interessi e la propria morale. La catena gerarchica così si spezza, la disciplina è svanita. Come il potere si basa sul fascio enorme di irregolarità elettorali commesse dagli adepti al partito trionfante, ognuno di questi fattori del Governo, conquistato un impiego, sente di avere il sacrosanto diritto ad una parte del potere. Ogni funzionario diventa un tiranno nella sfera della sua influenza. Il meno che può fare è di non compire il suo dovere seguendo l’esempio di tanta parte dei parlamentari che sono in un quasi perenne sciopero legislativo.

Si aggiunga ancora, come ultimo e non minore incentivo al mal fare, la poca stabilità degli impieghi. Quando s’insedia un nuovo partito è un nuovo esercito d’impiegati che occupa gli uffici, mentre l’esercito dei vecchi si ritira — per prepararsi ad un altro assalto — si ritira in armi, e soprattutto.... in bagaglio. Un’elezione andata male o una rivoluzioncella andata bene bastano a sbalzar tutti dal posto; la vita non è assicurata, il tempo stringe, bisogna prendere ciò che capita, diamine!



Al di fuori di questa straordinaria organizzazione governativa, di questa formidabile associazione tirannicamente dominatrice, stanno gli stranieri, i veri sfruttati, perchè sono quasi i soli che lavorino, che producano, che trasformino. Sono essi, in fondo, che