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Gaspara Stampa. 17

amorosa italiana, specialmente la femminile. È anche notevole il fatto che delle innumerevoli rimatrici del Cinquecento, una quantità di nomi piuttosto scarsa sia giunta sino a noi.

Si vede sempre ricordata quella Barbara Torello, cui fu ucciso il marito pochi giorni dopo che l’ebbe sposato. Si cita di lei un sonetto con finale realmente bello, dato il tempo e il linguaggio poetico in voga. Ma se ha scritto quel sonetto, non può essersi fermata lì. Dunque realmente si è stati poco diligenti nell’accogliere, fra i tanti scrittori di versi, le scrittrici.

Perchè?

Pure il senso cavalleresco non mancò negli uomini, che le lodarono assai, anzi troppo!

Fu forse un segreto velato disprezzo maschile verso quel nugolo di poetesse, alle quali si tributavano incensi in forma di lodi letterarie, per acquistarne la grazia, ma senza che la convinzione del loro merito fosse nel cuore degli ammiratori?

Questione di moda, dunque?

Conquistarle, quelle donne, o belle o potenti, era pur necessario, come è sempre stato. E poichè le cinquecentiste non si contentavano più di sentir lodare il crin d’ebano o d’oro, e l’avorio delle guancie polite, ma volevano essere credute dotte e intelligenti e amiche delle Muse, la docilità maschile (calcolo o viltà) si piegò subito a compiacerle. Onde le iperboliche adulazioni, gli encomi senza fine, gli epiteti di im-


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