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Gaspara Stampa. 85


Il povero innamorato non doveva farsi nessuna illusione! ed è forse per questo che egli accettò di andare a Monaco, alla cui corte era stato proposto dal gravissimo Fortunio Spira. Continuò la corrispondenza fra Guiscardo e Gaspara? Non credo; almeno non ne ho trovato alcnna traccia.

Ma oramai della bella, brillante, decantata Anassilla non rimaneva più che l’ombra! Il suo infelice amore aveva consumato ogni sua forza; la sventurata si moriva di languore,

come tenero fior tocco dal gelo.

Si sparse la voce allora, e durò il sospetto anche dopo, che il perfido Collaltino, per sbarazzarvi definitivamente di lei, l’abbia fatta avvelenare. Ma nessun documento prova l’orribile accusa, onde, per onore dell’umanità, è meglio non credervi. Il veleno c’era, sì, e propinato da lui: l’inguaribile amore, che le intossicò le vene, e le prostrò le forze dell’anima e del corpo. Veniva, finalmente, la morte già tanto invocata!

Le apparve ancora una volta, nelle tristi fantasie della febbre, l’imagine viva del suo bel signore, così come l’aveva tanto ardentemente ammirata, e cantata nei brevi giorni felici? Tornò con la fantasia al lieto colle, ai campi, alle selve, al fiume, donde aveva tolto il suo poetico nome; ai luoghi dove era stata ebra d’amore, con lui? Il terribile ritornello mai più,