Pagina:Luisa Anzoletti - Giovanni Prati, discorso tenuto nel Teatro Sociale la sera dell'11 novembre 1900 per invito della Società d'abbellimento di Trento, Milano 1901.djvu/32

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     Così con varii modi
Canta chi vinse e giacque,
Ma in un medesmo palpito
Arde il medesmo ver,
     Mentre la luna naviga
Sovra il cristal dell’acque,
E giù nel pian si sperdono
Gli spettri dei guerrier.

     Oh! benedetti e prodi
Di Curtaton, salute:
O della bella Ausonia
Gigli defunti al crin!
     Nella region degli angeli
Anime conosciute,
Voi ben saliste a un secolo
Senz’ombra, e senza fin.





Da questo epinicio romantico e cristiano, si passi ora agli Epodi del vate, le cui strofe al ciel vibrarono “come rugghianti spade,” sbaragliando per sempre le pallide nebbie dell’ultima fase del romanticismo italiano. Giosuè Carducci, già grande, s’avanzava superbo titano a dardeggiare il libero campo paganamente riconsacrato alla dea natura. Ma per quel libero campo, l’onda sonora delle melodie pratiane dovea tuttavia oscillar ben possente, se il classico autore delle odi barbare non potè sottrarsi alla sua vibrazione, che viva ritorna nelle strofe dell’inno Per il quinto anniversario della battaglia di Mentana:

     Ogni anno, allor che lugubre
L’ora della sconfitta
Di Mentana su’ memori
Colli volando va....