Pagina:Luzio-Renier - Mantova e Urbino, Roux, 1903.djvu/100

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Guidubaldo alla sua volta informando il marchese Francesco, con lettera dello stesso giorno, si diceva afflittissimo di questo lutto domestico: «come è piaciuto a Dio questa mattina in ortu solis, hauti prima tutti li sacramenti de la Ecclesia cum tanta bona discretione et dispositione insino a l’ultimo quanto a dir se possa, è passata quella benedecta anima de questa presente vita, et lassatome cum tanto dispiacere et cordial dolore per haverlo hauto io sempre in loco de bono et honorevole patre per l’amore, fede et carità el portava ad me et a le cose mie quanto dir si possa».

Nel soggiorno urbinate è lecito supporre che il conte Ottaviano più volte abbia parlato alla Marchesa di cose astrologiche, onde in essa, che da superstizioni non era immune, nacque il desiderio di farsi comporre colà uno di quei giudizi, cui tenevano tanto i signori del tempo1.

  1. Sui giudizi astrologici così bene sfruttati poi dall’Aretino, vedi LUZIO, Pietro Aretino ne' primi suoi anni a Venezia, Torino, 1888, p. 5. Quantunque i veri centri dell’astrologia fossero a Bologna, Padova e Milano, anche i signori di Mantova non mancarono di appassionarvisi. Vedi F.GABOTTO, Bartol. Manfredi e l’astrologia alla corte di Mantova, Torino, 1891. Noi pubblicammo altrove (Relaz. con gli Sforza, p. 138) un brano di lettera di B. Capilupo alla Marchesa, d’onde si deduce (seppure il Capilupo era bene informato) che essa apprendesse dal Moro certe superstizioni astrologiche, come quelle relative alla combustione della luna. Ma s’ingannerebbe chi credesse che soltanto da allora Isabella prestasse fede all’astrolgia. Lo smentiscono i documenti del 1494, che stiamo per addurre. E già prima, nel gennaio ’94, sappiamo che ad Isabella mandavansi da Ferrara i giudizi del famoso Pietro Bono Avogario (LUZIO, op. e l. cit., n.3), il più notevole astrologo degli Estensi nel sec. XV, che godeva fama per tutta l’Italia. Copiose notizie su di lui in GABOTTO, Nuove ricerche e docum. sull’astrologia alla Corte degli Estensi e degli Sforza, Torino, 1891, p. 25-28; cfr. anche p.18.