Pagina:Luzio-Renier - Mantova e Urbino, Roux, 1903.djvu/77

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viva anche con la Marchesa e consisteva per lo più in iscambi di favori e di gentilezze, in raccomandazioni di persone, in doni reciproci che quei nostri signori facevansi ben volentieri, applicando sin d’allora l’adagio francese: les petits cadeaux entretiennent l’amitié.1. Da Mantova veniva mandato, di solito, del pesce, specie i celebri carpioni del Garda2; da Urbino frutta3. Ma la salute della

  1. Possono vedersi riguardo a ciò specialmente le lettere d’Elisabetta pubblicate dal Ferrato, che sono numerose pel 1492. Si badi peraltro ch’egli commise nella pubblicazione di quei documenti molti errori di lettura, alcuni dei quali fanno oltraggio al senso. Ne additiamo parecchi, per saggio: - Nella lettera 57, a p. 65, in luogo di Gian Maria et Mainoldo deve leggersi G. Maria Riminaldo; nella lettera 62, a p. 70, non Or la opilatione, che non dà senso, ma De la opilatione; quivi pure il testo dice lunidì proximo che verà existimo mettermi ad camino, ed il Ferrato stampa un comicissimo che verà Augustino!! Nella lettera 67, p. 74, non me rescrisse, ma me respuse; nella lettera autografa 68, a p. 75, va letto quando intendo del suo e dal poeta la Ex. V. intenderà, e nella pagina seguente v’è tal confusione rispetto al castellano, che è una pietà, essendo stato omesso di pianta il nome di Joan. P. Arrivabene, il vescovo d’Urbino. Così nella lett. 72, p. 81, non avendo letto a dovere, il F. fa tal pasticcio di carpioni e di pistacchi, che lo digerirebbe appena uno struzzo. Insomma di quelle lettere non si può valersi senza una accurata collazione.
  2. FERRATO, pp. 64 e 81. Cfr. la nostra nota 2 a pag. 47 delle Relazioni con gli Sforza.
  3. Il 28 marzo ’92 Elisabetta accompagna ad Isabella una spedizione di fichi (FERRATO, p. 67). Erano fichi secchi. La Marchesa risponde il 13 aprile: "Ho receputo insieme cum la lettera de la S.V. li fichi che la me ha mandato, quali me sono stati gratissimi et per suo amore ho principiato a goderli; in cambio de li quali mando a lei due forme de formazo da pesi cinque l’una, che sono le più belle si sono ritrovate in questa terra, a ciò che la S.V. habia memoria de me quando se manzarà grasso, como ho io de essa adesso che se manza de macro, benchè desideraria che la venese in qua per godere inseme di queste et altre cose per qualche tempo, et aciò che ne l’aere suo nativo potesse purgarse et liberarse in tutto da quella poca opilatione che intendo ha". Copialettere d’Isabella, L. II.