Pagina:Luzio-Renier - Mantova e Urbino, Roux, 1903.djvu/95

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mano pp. Anche quella breve letterina della ventenne gentildonna è affettuosissima. Francesco pure teneva informata la moglie de’ fatti suoi e della bimba, cui prodigava le sue tenerezze paterne. In una lettera originale del 31 marzo dice: "Heri andassimo a la camera de la nostra figliolina, et hebimo piacere vederla alegra et sana, facendola vestire in presentia nostra de li suoi vestimenti de damasco biancho, secundo l’ordine vostro, che gli stavano tanto ben del mondo et lei ne faceva gran festa. Questa matina di novo la siamo andata ad vedere et trovandola dormire non l’havemo voluta descidare". (voce dialettale mantovana: svegliare). Di ciò anche Silvestro Calandra il giorno stesso, e aggiunge che il Marchese è andato a prendere Alfonso d’Este, per condurlo "a solatio a falchoni". Ecco le ragioni per cui Francesco non poteva scrivere di sua mano. Per la tenerezza paterna del Marchese è anche notevolissimo certo suo biglietto, con cui accompagnava alla piccola Leonora, l’8 agosto 1498, il dono d’una lepre: "Questa matina essendo montato ad cavallo a piacere ed imbatendomi in una lepora, l’havemo presa cum li nostri cani. Dove, aciochè tu participi de la nostra caza, te mandamo per il presente corero la dicta lepora, ad fin che te la godi, per amore nostro". Cfr. PELISIER, La politique du marquis de Mantove, La Puy, 1892, p.4, n. Violante de’ Preti poi, informava giornalmente Isabella della salute e dei vezzi della piccola Leonora, nonchè della nutrice di lei e delle feste che alla bambina venivano fatte. Più tardi, il 16 luglio, il povero Teofilo Collenuccio figlio di Pandolfo, che doveva lasciar la vita a Fornovo, vantava pure la gran leggiadria di quella fanciulletta, e diceva scherzosamente d’insegnarle a ballare la mazzarocca ed il matterello. Vedasi Giorn. stor. d. lett. it., XI, 304.</ref>. Fecero insieme a piccole tappe il cammino da Gubbio ad Urbino, trattenendosi specialmente a Cagli ed a Casteldurante. Dovunque apparamenti sul genere di quelli che vedemmo per le gite di Elisabetta: sulla piazza di Casteldurante le sette Virtù che recitavano versi da un carro trionfale! In Urbino, lasciamo la parola alla Marchesa: "ho ritrovato el palazzo molto più bello de quello che per la fama sua havea imaginato. Ultra la sua naturale beleza, l’hanno anche molto richamente guarnito de tapezarie, apparamenti et argenti da credenza;