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2° restituzione del paese dei Bògos e relativo abbandono di edifizi, armi, provvigioni ed altro che gli Egiziani avessero lasciato a Càssala, Amedíb e Sanhit.

Con questo trattato, vantaggioso per l’Abissinia e per l’Inghilterra, la prima raggiungeva una della sue più ardenti aspirazioni, vale a dire quella di poter avere libero accesso al mare, per il quale essa fece sempre lotte sanguinose e formidabili. Così — come vedremo in sèguito — l’Italia, sostituendosi a Massaua all’Egitto, si veniva automaticamente a trovare contro le raggiunte aspirazioni dell’impero salomonide.


Tunisi. — Egitto. — Tripolitania (Libia). — Marocco. — Ci sembra di aver detto di sopra che Francesco Crispi, più e meglio di tutti gli altri ministri del giovane Regno, pensava e credeva che, se l’Italia avesse dovuto avere un impero, questo sarebbe dovuto essere, prima di tutto, mediterraneo: perchè l’Italia è tra le maggiori potenze di questo immenso lago, dai Romani chiamato, con legittimo orgoglio, «Mare Nostrum». Ma, a differenza di tutte le altri nazioni, grandi e piccole, che vi s’affacciano, essa sola à tutta mediterranea. Di guisa che è coerente ogni politica italiana di prestigio mediterraneo; e non solo per coerenza ma anche per intrinseca necessità di vita o di morte.

Da questa coerenza e da quasta necessità, provengono gli atti dei più lungimiranti uomini di Stato italiani, i quali costantemente si sono rivolti verso la costa settentrionale dell’Africa, e, specialmente, verso quella che sta proprio a quattro passi dalle sponde siciliane e sarde.

Così — come è noto — nel 1868 Italia e Tunisia avevano pattuito un trattato ventennale, vantaggioso per