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regioni finitime della Libia meridionale, si calcola che la Francia abbia usurpati circa 5.000 chilometri quadrati di territorio tripolitano, spostando la frontiera verso est di circa 30 chilometri, chè tanti ne corrono tra El Bibàn e l’attuale confine di Ras Agìr. Or, poichè allora direttamente tali soprusi venivano fatti a danno della Turchia, si potrebbe anche non parlarne più; ma è certo che ogni ulteriore ingrandimento della Francia nel nord-Africa era indirettamente a svantaggio della già poco vantaggiosa situazione dell’Italia nel Mediterraneo. Di guisa che i tentativi dell’Italia, nell’impedire che la Francia menomasse il territorio tripolitano erano più che mai giustificati e giustificabili.

Il 3 gennaio 1891, il generale Menabrea informava il primo ministro italiano, Francesco Crispi, di un colloquio avuto col primo ministro francese. Il quale era altamente adirato delle insussistenti accuse della stampa italiana contro la Francia per la questione tripolitana. Ma il Menabrea, prendendo a sua volta la parola, aveva fatto capire al Ribot, con fermezza e chiarezza, che le accuse di cui egli si lagnava potevano essere fatte ugualmente dall’Italia alla Francia, la quale non faceva altro che mettere in allarme la Turchia con l’insinuare che l’Italia voleva occupare la Tripolitania, tanto che si era più volte parlato di una spedizione militare che l’Italia stava preparando. Aggiunse, a tal proposito, che il Duperrè, ammiraglio francese, si era persino recato a Costantinopoli per mettere il Sultano «in grave sospetto contro di noi a proposito della Tripolitania». Aggiunse pure che la questione di detta regione era vitale per l’Italia, la quale, essendo una nazione di 32 milioni di abitanti, con oltre duecentomila marinai iscritti e con uno sviluppo mediterraneo costiero di oltre seimila chilometri, aveva il diritto di essere gelosa di ogni ulteriore espansione