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atto primo 13


SCENA IV

Egisto e Adrasto.

Egisto.   Dimmi, ti priego, chi è colei?

Adrasto.   Regina
fu giá di questa terra e sará ancora
fra poco.
Egisto.   I sommi dèi l’esaltin sempre
e della sua pietá quella mercede,
che dar non le poss’io, rendanle ognora.
Donna non vidi mai, che tanta in seno
riverenza ed affetto altrui movesse.
Ma tu, che presso al re puoi tanto, segui
cosí nobile esempio e a mio favore
t’adopra. Deh, signor, di me t’incresca
che nel fior dell’etá, senza difesa,
senza diletto alcun, per fato avverso
in tal periglio son condotto. In questa
sí famosa cittá non far che a torto
sparso il mio sangue sia; lungo tormento
agl’innocenti genitori afflitti,
i quai la sola assenza mia son certo
ch’or fa struggere in pianto.
Adrasto.   In tuo vantaggio
io giá da prima tutto esposi. E forse
non t’accorgesti ancor quanto cortese
io fui vèr te? Tu vedi pur ch’io tacqui
del ricco anello, che da te rapito
io ti trassi di man. Per qual cagione
pensi ch’io ’l celi? Per vil brama forse
di restar possessor di quella gemma,
né darla al re? Mal credi, se ciò credi,
ch’a me non mancan gemme. Io per tuo scampo