Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/223

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seco de’ molti suoi lustri; ma essa,

che non è in fresca etá, suppose ch’io
volessi darle su gli anni una botta,
e rispose con una impertinenza.
Questa mattina ancora, avend’io detto
bella sorella a mia cognata, che
per disgrazia è assai brutta, si è pensata
che in quel modo io la burli, e grande è stato
lo schiamazzo per casa. L’ignoranza
è cagion d’ogni mal. Ma s’io potessi
star seco a lungo e far vita uniforme,
diventerei maestra.
E r mondo. Non lo creda,
non c’è disposta, s’urta di leggeri
in galimatiá.
Idalba.   Mi dica: al suocero
non si dèe dire padre bello?
Ermondo.   Punto,
va chiamato bel padre.
Idalba.   Parimente
la nonna non si chiama madre grande,
benché sia piccolissima?
Ermondo.   Non giá,
bensí gran madre. In grazia non si meli
di ciò, fallerò sempre e non può credere
quanto gli orecchi in’ofifenda chi vuole
parlar cosi e non sa.

SCENA IV

Auso e detti.

Ar.iso. E egli vero,

signor, lo scoprimento che mi dicono
‘esser fatto, e ch’ella ha rinunziato