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poesie varie 291


VI

Nella prima radunanza della Colonia Arcadica Veronese

che si tiene in remoto giardino sul colle.

     Chi da le umili, dove il volgo ondeggia,
garrule vie mi parte
e per sentier non trito
in romita mi tragge ed ardua parte?
Qual veggio in seggi erbosi
drappel canoro di chiar’alme elette
contra de l’ozio, angue d’insidia armato,
dagli archi d’or cento vibrar saette?
Il lento mostro si contorce in vano
ed usa in van suo lusinghier veleno,
volan gli strai sonori
ed ei palpita e muor confitto al piano.
     O d’alloro ben degna eccelsa impresa,
ove orror non sostiene e non intride
umano sangue a la vittoria il manto.
Il novo suon, l’avventuroso canto
émpian d’ognor le nostre selve; ed altri
in voce umil narri del cor gli affanni
e dolce pianga, e desti invidia il pianto;
ed altri i duci a celebrare invitti
la tromba prenda e, a l’alto suon fuggendo,
corran negli antri le smarrite ninfe,
turando con le man le orecchie molli
e gli occhi indietro al gran romor volgendo:
Non fian per certo si bell’opre in vano;
udrá su Pindo Apollo
le Muse udran. Ma che! scorgete? O strana