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316 dell’iliade di omero


noto era, ed avea, per l’indovina
virtú di cui dono gli fece Apollo,
le navi degli achei guidate a Troia,
100Questi lor saggiamente a parlar prese:
— O Achille, ordini tu di Giove amico
che del saettator Febo io l’atroce
ira discuopra? Ecco il farò, ma prima
in mia pronta difesa e con la voce
105e col braccio vegliar prometti e giura,
perché colui dolor n’avrá che sopra
gli argivi tutti impera e lor dá legge;
e allor che un grande col minor s’adira
benché quel di sua rabbia celi, in petto
110pur la ritien di poi, perfin che un giorno
la sfoghi. Or di’, se mi farai sicuro. —
Cui disse rispondendo il ratto Achille:
— Punto non dubitar; sicuramente
di’ quanto sai, ché non per Febo a Giove
115caro e per cui valor vaticinante
ti mostri, finch’io spiro e veggo, offesa
uom giá mai ti fará, né chi le mani
osi pór sopra te ritroverassi
fra tutti i greci mai, non se lo stesso
120Agamennone intendi il qual suprema
ne l’esercito tiensi aver possanza. —
Prese allor cuore il buon profeta e disse:
— Né per voti ci accusa il dio negletti,
né per piacer di sacrifici; ei duolsi
125del vilipeso sacerdote a cui
render non volle Agamennon la figlia,
né il riscatto accettar. Perciò tai mali
vibrò l’arciero e vibrerá, né prima
da la peste il vedrem ritrar la mano
130che l’occhinegra al genitor fanciulla
senz’alcun prezzo non si renda e a Crisa
non si mandi ecatombe; allora forse