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348 dell’iliade di omero


Con aspri detti per una fanciulla
siam venuti a contesa Achille ed io,
ed io fui ’l primo a offender; ma se mai
460sarem d’accordo, de’ troian lo scempio
non si differirá pur un momento.
Or ite a prender cibo, accioché poi
venghiamo a Tarmi; altri assettar lo scudo,
altri Tasta aguzzare, altri si vegga
465ai pieveloci destrieri dar pasto
o vero il cocchio visitando intorno
prepararsi a la pugna, accioché il giorno
possiam durare intero in armi, mentre
posa non ci sará pur d’un momento,
470se non venga la notte e i combattenti
separi. Suderá d’intorno al petto
il cuoio di talun che appeso tiene
Tuoni circondante scudo, stancherassi
la man per Tasta, e suderá tirando
475di taluno il destrier nitido carro;
ma chiunque saprò fuor del combatto
a le rostrate navi starsi, al certo
essere il farò pasto a’ corvi e a’ cani. —
Cosí disse e levaro alto rumore
480i greci, come i flutti ov’alto è il lido,
allorché nòto spinge ad avanzato
scoglio da cui non parton Tonde mai,
né i venti vari or qua or lá spiranti.
Sorgendo corser sparsamente ai legni,
485acceser fuoco ne le tende e cibo
preser; chi a l’un chi a l’altro degli eterni
numi fea sacrifizio per da morte
aver scampo e da Marte orrido. 11 sommo
re Agamennon pingue toro cinquenne
490al Saturnio immolò sovrapossente.
Invitò i vecchi fra gli achei primari,
Nestore in prima e Idomeneo, di poi