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atto quinto 73


Ismene.   Il gran cortil... non odi i gridi?

Corri e conduci il figlio.
Egisto.   Io, io v’accorro.
Resta, reina.
Ismene.   Il gran cortile è pieno
d’immensa turba, uomini e donne; ognuno
chiede l’eroe che ’l fier tiranno uccise,
veder vorrebbe ognuno il re novello.
Chi rammenta Cresfonte e chi descrive
il giovinetto; altri domanda ed altri
narra la cosa in cento modi. I «viva»
fendono l’aria; infino i fanciulletti
batton le man per allegrezza; è forza,
credi, egli è forza lagrimar di gioia.
Merope.   O lodato sia tu che tutto reggi
e che tutto disponi. Andiamo, o caro
figlio, tu sei giá re; troppo felice
oggi son io; senza dimora andianne.
finché bolle nei cor sí bel desio.
Egisto.   Credete, amici, che sí cara madre
M’è assai piú caro d’acquistar che il regno.
Polidoro.   Giove, or quando ti piace, ai giorni miei
imponi pur il fin: de’ miei desiri
veduta è giá la mèta; altro non chieggio.
Egisto.   Reina, a questo vecchio io render mai
ciò che gli debbo non potrei; permetti
che a tenerlo per padre io segua ognora.
Merope.   Io piú di te gli debbo, e assai mi piace
di scorgerti sí grato e che il tuo primo
atto e pensier di re virtú governi.