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atto primo | 81 |
obblighi, anzi le nostre obligazioni.
Orazio. Che filastrocca è questa? (fra sé) Non vorranno
concedermi però ch’io, qual mi trovo
in arnese da viaggio come or ora
sbarcato, serva o l’una o l’altra?
Antea. Non
certamente, signore. Un tanto incomodo?
per chi non ha nessun merito?
Orazio. Questo
non m’è incomodo alcuno.
Antea. Anzi grandissimo.
Orazio. Sia come vuole; io bramo quest’incomodo.
Antea. Tolgalo il ciel, questo non sará mai.
Poi l’uso del paese no ’l consente
troppo; le figlie stanno qui con certa
riserva, né sarebbe convenevole
che si vedesse una fanciulla a mano
con forastier non conosciuto.
Camilla. Accertisi
che la signora madre il ver gli dice.
Orazio. Io dunque a torto pago ora la pena
del parer ciò che non son: questo ostacolo
al poterle servire sará tolto
ben tosto.
Camilla. Come? Forse ella non è
forastier?
Antea. Non so giá d’averla mai
veduta io, e pur credo di conoscere
le persone distinte qual lei reputo,
o tutte o quasi tutte.
Orazio. Se riguardasi
l’arrivar nuovo in un paese, in questo
posso passar per forastiero, essendone
partito prima ch’altri aver potesse
mia conoscenza; ma per altro poi