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privilegi partecipati. Notammo già l’ uso Romano di considerar come Gallia ogni paese tenuto alcun tempo da’ Galli. Cosi fu detta Grecia, quella parte che venne occupata da’ Greci onde Greche città leggesi in Livio (lib. 35) erano in Italia Napoli, Reggio e Taranto, ed esser fiorita in Italia la Grecia, disse Cicerone (Tuscul. 4: cum floreret in Italia Graecia). Ma in somma quinci nacque il doppio nome e l’uso de’ vocaboli incerto e comune, che contra il dovere continuò non di rado anche dopo trasferite alla condizione Italica le regioni nostre, talchè nella Gallia disse Vibio Sequestro essere il Benaco del Veronese, e il Timavo ch’ è oltre Aquileia; e Gallia citeriore chiamò questa fin Simmaco (lib. 4, ep. 47)· Gallia però in tal senso è una parte d’ Italia, come l’ Etruria e il Piceno. Se crediamo alle stampe, fu anche detta una volta da Plinio (lib. 17, c. 2), Italia Cisalpina, ma dee leggersi Subalpina, come subalpina e circompadana Gallia fu della da Plutarco (in Caes.).

Fiorì in tempo di Cesare Caio Valerio Catullo, eccellente ingegno, e un de’ primi e supremi lumi della poesia. Nacque, secondo il Cronico di S. Girolamo, in Verona l’anno secondo dell’ Olimpiade 173, che dà il 666 di Roma. Forti ragioni ci sono di crederlo nato qualche anno dopo; rimanendo però sempre il più antico Scrittore che vantar possa la Venezia e la Cisalpina tutta, ed anteriori al quale de’ Latini fioriti anche in Roma e in tutto il mondo Romano tre soli o quattro ci sono rimasi. Dicesi da molti nato in Sarmione, ma senza