Pagina:Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu/255

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libro sesto 225

imposto, o da’ Latini, a motivo che se bene acque ha limpide, come formato da pure sorgenti nelle campagne nostre, fosco par però e bruno per la gran quantità d’erbe varie che ingombrano il suo letto. Ma celebre fu il nostro lago, che si chiamò Benaco, e cui l’istesso Principe de’ Poeti annoverò tra le cose singolari dell’Italia, e gli attribuì la forza e il fremito del mare nelle tempeste (Geor. lib. 2: Fluctibus et fremita, ec., lib. 4 in fin.). Parla Plinio (lib. 9, c. 22) del sito, modo e tempo del prendervisi in prodigiosa quantità le anguille, il che interamente corrisponde a ciò che tuttavia si pratica. Il Mincio, ch’esce del lago, famoso per esser nato su le sue rive Virgilio, fu ricordato tra’ principali fiumi della Venezia da Claudiano (de VI Cons. Hon.):

E l’Adige veloce e ’l pigro Mincio.


Plinio considerò per Mincio anche il fiume influente, e disse che l’acqua sua galleggia sopra quella del lago fino all’uscir ila esso; la qual opinione correva allora anche dell’Adda nel Lario, e del Tesino nel lago Verbano. Polibio, riferito da Strabone (lib. 4 in fin.), diede al nostro il primo luogo fra tutti i laghi d’Italia, e disse esser lungo 500 stadii, largo 150, assegnando il secondo al lago Maggiore, cui disse lungo 400, e più stretto.

Ma moltissimi sono i villaggi, quali erano fin dal tempo de’ Romani; il che, se ben menzione non se ne trova, manifestasi da’ loro nomi, per essere non della volgare, ma della Latina lingua. Antichi, per cagion d’e-