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pra le vetrine de’ metalli, ora studiando i geroglifici in una mummia egiziana, ora tentando interpretare le pitture allegoriche della sublime soffitta. E mentrechè io stava così vagando attorno alla spensierata, la mia attenzione fu tratta ad una lontana porta in fondo ad un appartamento. Essa era chiusa, ma di quando in quando si apriva, e qualche bizzarro individuo, per lo più vestito di nero, ne usciva fuori correndo attraverso le camere, senza darsi • pensiero alcuno delle cose che lo circondavano. Ci era una cert’aria di mistero, ciò che punse la mia curiosità, e venni nel proponimento di tentare quel passo, e di esplorare quelle incognite regioni. La porta facilmente cedè alla spinta della mano con quella prontezza, con la quale le porte degli antichi castelli incantati si spalancavano agli avventurosi cavalieri erranti. Io mi trovai in una spaziosa camera piena attorno di grandi scaffali con vecchi libri. Sotto la cornice di questi scaffali era disposto per ordine un gran numero di ritratti di antichi autori. Intorno alla stanza erano allogate lunghe tavole con sedie per leggere e scrivere, ove sedevano alcune pallide e cadaveriche persone, intese a svolgere polverosi volumi, ed a sfogliare e cercare diligentemente muffati manoscritti, e a fare abbondanti note di ciò che contenevano. La più tranquilla quiete era in quel misterioso appartamento, salvochè voi potevate sentire lo scorrer della penna sopra i fogli di carta, e qualche volta un profondo e cupo sospiro di que’ sapienti nel cangiar postura, e nel volgersi ad un’altra pagina del vecchio volume in foglio.

A quando a quando uno di questi personaggi scriveva alcuna cosa su di un pezzettino di carta, so-