Pagina:Maineri - L'adolescenza, Milano, 1876.djvu/165

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Vi erano, egli è vero, alcuni gentiluomini ben vestiti, decorati di pietre preziose, le quali brillando sopra i loro abiti, non ne oscuravano punto Io splendore. Sembrava parimenti che alcuni contemplassero i costumi degli antichi scrittori per informarsi de’ loro principi, e per prenderne Paria e lo spirito; ma mi grava il dire che parecchi pur ci aveva, pronti a coprirsi da capo a piedi di quel rappezzamento dianzi menzionato. Nè posso ommettere di ricordare un genio in brache di panno grossolano, con cappello arcadico, e che aveva una forte inclinazione per le pastorellerie, i cui campestri divagamenti però vennero confinati entro i classici ritiri di Primrose Hill, o ne’ romitaggi di Regents Park. Erasi egli inghirlandato di corone è fettucce, tolte da’ vecchi poeti buccolici, e, piegando il capo da un lato, mi si fece innanzi con aria stupida, cicalando versi intorno gli erbosi campi.

Ma il personaggio che trasse a sè tutta la mia attenzione, fu un magistrale e vecchio gentiluomo, dalla testa assai larga e quadrata, ma calva. Questi entrò ansante nella camera, e sbuffando prese la via verso la turba con piglio di superba fidanza, e, posta la mano su d’un pesante volume greco in quarto, se lo tolse sopra il capo, e maestosamente uscì fuori con una sterminata parrucca da’ lunghi ricci!

Nel meglio di questa letteraria mascherata, un grido improvviso risonò da ogni banda: «Ladri! ladri!!!» Io guardai; ed ecco i ritratti sospesi intorno alle mura divenire animati. Quei vecchi scrittori cominciarono a cacciar fuori dalle tele prima le teste, poi le spalle, e, squadrando attentamente la turba vestita a vari colori, discesero poscia con occhi fu-