Pagina:Maineri - Ricordi delle Alpi.djvu/16

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
12 ricordi delle alpi.


s’accinse a interpretarlo; è filtro in cui svigoriscono i più sani giudizi. Unico rimedio, sollevare la ragione alla propria dignità: chi la dura la vince.

«Pensa che non viviamo solo per noi, ma pe’ nostri fratelli ed amici; che quaggiù c’è l’umanità, c’è la patria, e sopra tutto c’è il grande principio del bene, Dio.

«A chi piacciono le armi, a chi sono care le lettere, chi si volge alle arti, chi si consacra alle scienze; ma alle afflizioni dell’animo è e sarà sempre medicina efficace il lavoro. Il lavoro è dovere per tutti quaggiù, ed è anzi onore; chi non produce, qual diritto ha a consumare? Alcuni poco sennati tengono questo o quel mestiere men degno, quella o cotest’arte meno nobile, indecorosa e giungon persino a trovarne di vili, e che so io. Non c’è nessuna arte, professione o mestiere, che sia vile; è solo vile chi pretende vivere a spalle altrui, oziando; vile chi contamina il vero, la virtù; chi semina calunnie, si macera d’invidia e non sa occupare il tempo, che in piaceri vani o dannosi.

«Hai detto, che la solitudine reca incompresi conforti; e hai detto bene; ma è necessario, ch’essa abbia fede e sia operosa. E così lo studio, che, retto e giudizioso, è fonte a’ giovani d’ottimi frutti: i libri buoni sono i più