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della vista importuna del barcaiuolo. Ora non comprendeva più. Si stizziva in cuor suo con Marina; ma gli era pur entrato da pochi minuti un sentimento o, per meglio dire, una sensazione nuova.

Dalla piccola mano di velluto, dal busto caldo, ansante, che aveva stretti, gli si era infiltrato nel sangue un turbamento insolito per lui, che usava dire di sentirsi uomo con le pedine, angelo con le dame.

Tacquero un momento tutti e due.

— Dunque lo volete? — disse Marina.

— Ah! — rispose Nepo allungando le braccia.

Nuova pausa.

— Perchè lo volete?

— Che domanda, mio Dio!

— Non è vero? — diss’ella sorridendo. — Avete ragione.

Lo guardò ben fiso con lo sguardo penetrante che le compariva e scompariva nella pupilla a suo talento, e disse con voce più forte:

— Ma io non vi amo!

— Oh, anima mia! — disse Nepo intendendo male. E si arrampicò fino a lei.

Ella fece un passo indietro, sorpresa.

— Non vi amo! — ripetè.

Nepo impallidì, ammutolì, poi proruppe a voce bassa, ma concitata:

— Non mi amate? come, non mi amate? E cinque minuti fa in quella barca all’oscuro...

— Ah sì? V’è parso?

— Ma, mio Dio, se quella barca potesse parlare!

— Direbbe male di voi. Vi siete ingannato; non Vi amo. — Nepo la guardava con le sopracciglia inarcate e le labbra semiaperte.

— Però Vi accetto — diss’ella.

Nepo mise un ah soffocato, si trasfigurò nel viso e stese le mani verso di lei.

— Dunque vi basta?— diss’ella.