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sempre nel bollore dell’affetto o dello sdegno. Si voltò quindi a don Innocenzo senz’aspettare la replica di Edith.

— Non è vero — diss’egli — che questo paese non è per una giovane signorina, a meno che non fosse una Nixe?

— Una Nixe? Chi sa? — disse Edith. — Amo le acque limpide, i prati, i boschi...

— Oh sì, ma io non credo che le Nixen amino anche dei brutti vecchi gialli come me e vadano a spasso col signor curato. Sai cosa vedo io adesso nella mia fantasia?

Il bizzarro uomo si fermò, allargando le braccia e chiudendo gli occhi.

— Vedo il molto onorevole signor Andreas Gotthold Steinegge che ha i capelli un poco più bianchi di adesso e sta in casa del suo carissimo amico qui vicino, il quale non ha affatto più capelli. Io vedo questo signore tedesco che tiene un giornale in mano e sta fortemente discutendo sulla questione dello Schleswig-Holstein con il suo amico il quale gli fa portare... un dito, un solo di Valtellina per mandar giù il duca di Augustemburg. Eh? Non è questo?

Aperse gli occhi un momento per guardar don Innocenzo che rideva e tornò a chiuderli.

— E adesso vedo... Oh, cosa vedo? Una giovane Nixe vestita da viaggio che entra in salotto come una stella cadente, abbraccia il vecchio gufo tedesco e dice che è venuta a passare due giorni fra le acque limpide, i prati, i boschi. "Sola?" dice il gufo. Allora questa Nixe fa un piccolo gesto con un piccolo dito che io conosco...

Steinegge aperse gli occhi, prese la mano di Edith per baciarla; ma Edith la ritrasse in fretta ed egli, lasciatala, fece quattro gran passi avanti ridendo, e si voltò a guardarla.

— Non è una bella visione? — diss’egli.

Edith tardò un momento a rispondere. Non sapeva che pensare. C’era in quel discorso di suo padre una occulta intenzione, un proposito deliberato?