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Le memorie nel vecchio 171


sempre pieni di tutti i succhi, che vi distillavano il cervello e il cuore di cento generazioni.

Fortunato il vecchio che muore nella casa in cui è nato! Per lui quelle mura son quelle di un museo di reliquie, di una chiesa illuminata dalla fede.

Su quella soglia, sui gradini di quella scala posero i piedi i suoi padri, gli avi suoi, e nel cortile sempre verde egli ha tentato i passi vacillanti della prima infanzia. Ogni camera è per lui un tempio, in cui ricorda e fors’anche prega. In un certo corridoio oscuro rubò il primo bacio d’adolescente a una bella cuginetta e una certa cameretta oscura gli fu prigione nelle prime impertinenze d’una fanciullezza scapestrata. Risuonano ancora in quella casa la voce fioca della nonna, le ire paterne e le parole pietose della mamma, che implorano indulgenza dal babbo. Quanti morti ancor vivi passeggiano in quella casa, quante voci spente, non obbliate mai, ripetono al vecchio l’eco malinconico di tanti e tanti anni!

E fra quelle sante pareti quante reli-